VINCENZO GENTILE PORTFOLIO
FINE ARTS
VINCENZO GENTILE (UDINE – ITALIA)
Il racconto del suo viaggio l’artista lo fa non per piani paralleli o per scansioni verticali, nemmeno con frammenti accostati da formare un unico mosaico narrativo, ma bensì sovrapponendo i piani del racconto, mettendo l’una sopra l’altra le immagini, le pellicole, le istantanee della sua storia. A seconda della posizione della pellicola nell’accatastamento delle immagini, riusciamo o meno a scorgere l’identità degli elementi fotografati. Un’architettura, un telefono a ruota, gambe di donna e quant’altro si scorgono e mettono a fuoco solo singolarmente, se analizzati con scrupolo, ma nella visione d’insieme sfuggono alla loro identificazione per concorrere ognuno con le sue zone d’ombra o di luce a creare uno sfondo informale. A queste confuse e sfocate immagini fa da contrappeso la pesante presenza, al centro dell’opera, di una lussuosa automobile e di un curioso apparecchio che viene digitalmente proiettato. Probabilmente l’autore offre a noi il telecomando della scena per farci decidere, da fuori, l’itinerario che l’opera e tutte le immagini che la compongono dovranno intraprendere al fine di soddisfare la realizzazione, all’interno del quadro, dei nostri desideri.
Dal catalogo Progetto Plot@rt 2004
Nori Zandomenego
L’ONIRISMO DI VINCENZO GENTILE di Fabio De Propris
Mostrare l’invisibile: ecco l’ambizione di questo artista paradossale al massimo grado. Usare tutta la tecnologia che lo stato dell’arte gli mette a disposizione per produrre immagini di sogno. Siamo fatti della sostanza di cui sono fatti i sogni, disse Shakespeare. Oggi che il mondo ci illude che i sogni possiamo toccarli, visitarli, guidarli, penetrarli, perché ogni sogno ha il suo prezzo, come qualunque altro prodotto, Gentile propone un percorso diametralmente opposto. Raccoglie immagini patinate, eleganti, che trasudano ottimismo tecnologico, o esotismo, o precisione entomologica, e le rielabora fino a renderle icone di un mondo onirico inafferrabile e inquietante, di un Oltre aniconico. Gentile è, in un certo senso, un artista platonico. Agita davanti ai nostri occhi le ombre della caverna mediatica in cui siamo immersi per alludere al mondo iperurani delle idee. Senza la pretesa di indicarci la Verità, le opere di Gentile denunciano la retorica dominante delle immagini (a cui siamo talmente assuefatti da scambiarla a volte per il migliore, se non l’unico dei mondi possibili) e ci fanno riflettere sulla possibilità che una Verità esista. Il significato sembra chiaramente indicato dall’autore e ci parla della reificazione dell’uomo contemporaneo, dello stravolgimento dell’ambiente naturale e della mercificazione di ogni forma vivente. Si tratta di un’arte ideologica dunque, seppure non dogmatica. Il suo strumento prediletto è l’onirismo, ovvero il principio secondo cui nei sogni le immagini si confondono, trascolorano l’una nell’altra, si collegano tra loro in modo apparentemente irrazionale e illogico. Per mezzo della sovrapposizione delle immagini, della saturazione dei colori, degli interventi pittorici, dei trattamenti informatici, le opere di Gentile ci offrono una mimesi della nostra attività onirica. L’effetto che raggiungono non è però quello di farci compiacere di questo stato, che spesso raggiungiamo, più che durante il sonno, quando abbiamo guardato troppo a lungo la televisione. L’onirismo di Gentile ci inducea risalire in piena coscienza oltre la visione, a compiere dei veri e propri esercizi visivi per sgranchire certi nostri meccanismi d’interpretazione iconica impigriti dai media commerciali, a riflettere sul significato degli accostamenti arditi tra le immagini. Tuttavia, in ultima analisi, il significato è solo proposto, non imposto. Chi guarda lo deve scovare da sé, usando l’opera come un mezzo di trasporto per risalire il fiume delle proprie esperienze, della propria coscienza e della propria visione del mondo. Rispetto ai maestri dell’arte del Novecento che, stimolati dalla psicoanalisi e dai teorici del surrealismo, proposero per primi un’arte onirica (Magritte e Dalì, ad esempio), Gentile non si limita a rivestire un ruolo di epigono o di scialbo ripropositore di stilemi divenuti col tempo, da rivoluzionari che furono, decorativi. Aggiorna gli strumenti espressivi lasciando (quasi sempre) i pennelli per la macchina fotografica Polaroid e il computer per parlare a un pubblico che di foto ritoccate al computer si nutre, consapevolmente o no, dalla sera alla mattina. Al tempo stesso fa vibrare le sue composizioni di una violenza espressiva che risale molto più indietro dell’eleganza compositiva di un Magritte o di un Dalì e ci ricorda piuttosto, mutatis mutandis, la visionaria potenza di un Hyeronimus Bosch. Se l’accostamento tra il maestro fiammingo e Vincenzo Gentile può risultare ardito come uno degli accostamenti che Gentile propone nelle sue opere, nessun altro artista come Bosch può riassumere con altrettanta efficacia lo stile di Gentile, il suo onirismo ideologico non dogmatico. Fabio De Propris (gennaio 2002)
Fabio De Propris, giornalista e scrittore vive e lavora a Roma
Mostre principali
"Colori in Festa" - Galleria "Come se..." Roma 2016
“La Bibbia” -Arturarte Roma 2004
“Progetto Plot@rt" 2004 Arturarte Roma
2004 Galleria Blanca Soto - Madrid 2004
“Materiali d’Ambiente” Colloredo di Montalbano UD
2002 “Gradito” - Grado 2000
“Centoventi” - Museo della Bora - Trieste 1999
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